Si inizia spesso l'avventura allevatoriale con la convinzione di impegnarsi in un un hobby semplice e divertente, si pensa inoltre, ingenuamente, possa essere un modo furbo per "arrotondare" le entrate mensili : un po' come dire unire il dilettevole all'utile. Non ci vuole molto tempo invece per capire che questo NON è un hobby come gli altri, esso richiede impegno, dedizione, sacrifici, studio , umiltà e spessissimo investimenti economici a fondo perduto.
Nello stesso modo iniziando questo percorso si ha l' assoluta certezza che i nostri primi, scelti, attesi e amatissimi mici finita lo loro carriera riproduttiva ed espositiva, mai avrebbero lasciato le nostre case, perche per noi era impensabile solo l'idea di separarsi da loro!!!
Con il tempo, la crescita personale, il confronto con altri allevatori e la conseguente riflessione, abbiamo compreso che avremmo dovuto fare delle scelte diverse.
Il Thai ha un’aspettativa di vita media di 18/20 anni e la volontà di continuare a portare avanti il nostro progetto e lavoro di selezione nel rispetto e nell'amore ci ha fatto capire che non possiamo tenere tutti i nostri gatti come inizialmente pensavamo, anche se la casa lo consentirebbe.
Non tutti i gatti convivono bene in una comunità felina: il gatto in natura è un cacciatore solitario che controlla un territorio molto ampio, anche quando fa parte di colonie feline, vive bene se non è costretto a troppa condivisione. È per il piacere umano (alcune volte anche felino) che li portiamo in Esposizione e li facciamo vivere in un appartamento con altri gatti. È normale avere la tentazione di tenerli tutti. Amarli veramente significa saper rinunciare alla loro compagnia e trovare il coraggio per lasciarli andare, non è facile, spesso è un immenso dolore, ma questo viene solitamente lenito, in poco tempo, nel vedere il nostro amato gatto felice e sereno insieme ai suoi nuovi padroni. e nella sua nuova casa.
Un gatto Thai che non debba competere con altri mici per l’affetto del padrone esprime al meglio la proverbiale loquacità e spesso manifesta un’affettuosità e attaccamento alle volte insospettabile anche a noi stessi!!!
Le separazioni non sono mai facili e indolori, ma pensiamo sempre al bene superiore. Abbiamo sempre trovato delle persone splendide che hanno aperto il cuore e la casa ai nostri “angeli con la coda”; saperli felici per noi è ciò che più vogliamo per questi amici a quattro zampe che ci hanno concesso l’onore di condividere con noi una parte della loro vita.
Nello stesso modo iniziando questo percorso si ha l' assoluta certezza che i nostri primi, scelti, attesi e amatissimi mici finita lo loro carriera riproduttiva ed espositiva, mai avrebbero lasciato le nostre case, perche per noi era impensabile solo l'idea di separarsi da loro!!!
Con il tempo, la crescita personale, il confronto con altri allevatori e la conseguente riflessione, abbiamo compreso che avremmo dovuto fare delle scelte diverse.
Il Thai ha un’aspettativa di vita media di 18/20 anni e la volontà di continuare a portare avanti il nostro progetto e lavoro di selezione nel rispetto e nell'amore ci ha fatto capire che non possiamo tenere tutti i nostri gatti come inizialmente pensavamo, anche se la casa lo consentirebbe.
Non tutti i gatti convivono bene in una comunità felina: il gatto in natura è un cacciatore solitario che controlla un territorio molto ampio, anche quando fa parte di colonie feline, vive bene se non è costretto a troppa condivisione. È per il piacere umano (alcune volte anche felino) che li portiamo in Esposizione e li facciamo vivere in un appartamento con altri gatti. È normale avere la tentazione di tenerli tutti. Amarli veramente significa saper rinunciare alla loro compagnia e trovare il coraggio per lasciarli andare, non è facile, spesso è un immenso dolore, ma questo viene solitamente lenito, in poco tempo, nel vedere il nostro amato gatto felice e sereno insieme ai suoi nuovi padroni. e nella sua nuova casa.
Un gatto Thai che non debba competere con altri mici per l’affetto del padrone esprime al meglio la proverbiale loquacità e spesso manifesta un’affettuosità e attaccamento alle volte insospettabile anche a noi stessi!!!
Le separazioni non sono mai facili e indolori, ma pensiamo sempre al bene superiore. Abbiamo sempre trovato delle persone splendide che hanno aperto il cuore e la casa ai nostri “angeli con la coda”; saperli felici per noi è ciò che più vogliamo per questi amici a quattro zampe che ci hanno concesso l’onore di condividere con noi una parte della loro vita.
Il Parere dell'esperto
Quando un gatto termina la sua carriera espositiva o non rientra più nel programma di selezione stabilito, di solito viene dato in adozione ad una famiglia che ne faccia richiesta e che lo voglia accudire.
La prassi vuole che il micio o la micia vengano sterilizzati e affidati a delle famiglie compatibili con il loro carattere e con il loro stile di vita. Alcuni allevatori regalano i loro adulti sterilizzati, altri chiedono una cifra simbolica per il riaffido del micio.
Questa pratica di riaffidare gli adulti può dar luogo a critiche e pregiudizi pesanti: chi non ha mai allevato in vita sua, ha la tendenza ad accusare l’allevatore di non amare i suoi gatti e di sfruttarli, abbandonandoli quando non ne ha più bisogno.
Tuttavia, seppur non si possa escludere che nel mondo allevatoriale esistano loschi figuri più interessati al proprio tornaconto che non al benessere dei gatti, è importante comprendere questa prassi senza fare di tutta l’erba un fascio. Infatti, la prima e più importante cosa da tenere presente è che il ruolo dell’allevatore e il motivo per cui alleva non è “collezionare” gatti ma operare la selezione degli esemplari più idonei a portare avanti la razza. Ma fare selezione significa contribuire al mantenimento del pool genetico che determina una razza in modo costruttivo e non producendo cuccioli figli sempre degli stessi genitori: infatti, per abbattere il più possibile il grado di consanguineità tra gli esemplari è necessario che ci sia un “ricambio di sangue” (e quindi di individui) costante all’interno di un allevamento. Viceversa, un gatto per il quale non esiste più un piano di riproduzione è necessario che venga castrato/sterilizzato, come si farebbe per un gatto di casa.
Fermo restando, dunque, la necessità di incrociare linee di sangue sempre nuove e, quindi, inserire gatti di ceppi familiari diversi nel corso del tempo, se un allevatore tenesse con sé tutti i gatti che sterilizza, avrebbe presto problemi di sovraffollamento i quali, a loro volta, provocherebbero malessere e stress nei gatti mettendo a rischio la loro stessa igiene e salute. Infatti, una delle cause di stress fisico e psicologico più importante nel gatto è proprio la convivenza forzata con un numero di esemplari troppo elevato: l’idea che ai gatti bastino amore e coccole per vivere bene è un autentico luogo comune. I gatti hanno bisogno anche di ampi spazi, di privacy, di attenzioni esclusive, condizioni impossibili da riprodurre in un luogo affollato di altri conspecifici.
È per questo che la scelta di un allevatore di riaffidare gli adulti a famiglie serie in cui i mici possano diventare i veri e incontrastati beniamini di casa, sempre al centro dell’attenzione, è un atto di grande responsabilità da parte dell’allevatore che tiene a mantenere i propri gatti in condizioni psico-fisiche accettabili, oltre che di immane coraggio. Infatti, sempre fermo restando che si possa incappare anche in allevatori poco legati ai propri animali (ahimé la cronaca ce lo racconta spesso), per molti altri rinunciare alla presenza di un micio con cui hanno condiviso parte della vita familiare non è un distacco facile da affrontare.
Le raccomandazioni sono sempre le stesse: andate in allevamento, visionate personalmente il gatto, osservatelo nel suo ambiente, valutate come vengono tenuti anche gli altri gatti e non fatevi accecare dall’affido facile. Un allevatore che tiene bene TUTTI i suoi gatti (non sono quelli che vanno in expo) è sicuramente una persona che non ha fretta di sbarazzarsene.
Tratto dal sito Morgan’s Place della Dott.ssa Sonia Campa
La prassi vuole che il micio o la micia vengano sterilizzati e affidati a delle famiglie compatibili con il loro carattere e con il loro stile di vita. Alcuni allevatori regalano i loro adulti sterilizzati, altri chiedono una cifra simbolica per il riaffido del micio.
Questa pratica di riaffidare gli adulti può dar luogo a critiche e pregiudizi pesanti: chi non ha mai allevato in vita sua, ha la tendenza ad accusare l’allevatore di non amare i suoi gatti e di sfruttarli, abbandonandoli quando non ne ha più bisogno.
Tuttavia, seppur non si possa escludere che nel mondo allevatoriale esistano loschi figuri più interessati al proprio tornaconto che non al benessere dei gatti, è importante comprendere questa prassi senza fare di tutta l’erba un fascio. Infatti, la prima e più importante cosa da tenere presente è che il ruolo dell’allevatore e il motivo per cui alleva non è “collezionare” gatti ma operare la selezione degli esemplari più idonei a portare avanti la razza. Ma fare selezione significa contribuire al mantenimento del pool genetico che determina una razza in modo costruttivo e non producendo cuccioli figli sempre degli stessi genitori: infatti, per abbattere il più possibile il grado di consanguineità tra gli esemplari è necessario che ci sia un “ricambio di sangue” (e quindi di individui) costante all’interno di un allevamento. Viceversa, un gatto per il quale non esiste più un piano di riproduzione è necessario che venga castrato/sterilizzato, come si farebbe per un gatto di casa.
Fermo restando, dunque, la necessità di incrociare linee di sangue sempre nuove e, quindi, inserire gatti di ceppi familiari diversi nel corso del tempo, se un allevatore tenesse con sé tutti i gatti che sterilizza, avrebbe presto problemi di sovraffollamento i quali, a loro volta, provocherebbero malessere e stress nei gatti mettendo a rischio la loro stessa igiene e salute. Infatti, una delle cause di stress fisico e psicologico più importante nel gatto è proprio la convivenza forzata con un numero di esemplari troppo elevato: l’idea che ai gatti bastino amore e coccole per vivere bene è un autentico luogo comune. I gatti hanno bisogno anche di ampi spazi, di privacy, di attenzioni esclusive, condizioni impossibili da riprodurre in un luogo affollato di altri conspecifici.
È per questo che la scelta di un allevatore di riaffidare gli adulti a famiglie serie in cui i mici possano diventare i veri e incontrastati beniamini di casa, sempre al centro dell’attenzione, è un atto di grande responsabilità da parte dell’allevatore che tiene a mantenere i propri gatti in condizioni psico-fisiche accettabili, oltre che di immane coraggio. Infatti, sempre fermo restando che si possa incappare anche in allevatori poco legati ai propri animali (ahimé la cronaca ce lo racconta spesso), per molti altri rinunciare alla presenza di un micio con cui hanno condiviso parte della vita familiare non è un distacco facile da affrontare.
Le raccomandazioni sono sempre le stesse: andate in allevamento, visionate personalmente il gatto, osservatelo nel suo ambiente, valutate come vengono tenuti anche gli altri gatti e non fatevi accecare dall’affido facile. Un allevatore che tiene bene TUTTI i suoi gatti (non sono quelli che vanno in expo) è sicuramente una persona che non ha fretta di sbarazzarsene.
Tratto dal sito Morgan’s Place della Dott.ssa Sonia Campa